I terzi molari, spesso definiti “denti del giudizio”, sono gli ultimi denti ad erompere (uscire dalla gengiva), e questo avviene non prima della fine dell’adolescenza, solitamente tra i 18 e i 22 anni. Questo periodo di eruzione tanto ritardato condiziona fortemente la loro permanenza nella nostra bocca. Infatti, lo spazio a disposizione è solitamente ridotto, essendo occupato da tutti gli altri elementi dentali già erotti, e, soprattutto nella mandibola, l’osso ormai completamente formato e molto compatto, è un ostacolo molto importante da superare. È questo il motivo per cui si sente spesso parlare di “ottavi inclusi” o “denti del giudizio ritenuti”.

Dente giudizio

La mancanza di spazio è da ricondurre non solo a motivi anatomici di sviluppo e crescita del paziente, ma è anche una conseguenza dell’evoluzione umana: gli uomini preistorici necessitavano di tutti i molari per masticare le carni (ovviamente crude). L’evoluzione della specie, i cambiamenti degli stili di vita e delle abitudini alimentari, hanno fatto si che i terzi molari non fossero più così importanti per la masticazione, determinando anche importanti modifiche nello sviluppo dell’osso mascellare e della mandibola.

La disodontiasi è la difficoltà di eruzione di un dente dovuta ad un anomalo orientamento dello stesso o alla mancanza di spazio utile nell’arcata. Una delle conseguenze dirette di questo disturbo è la pericoronite, ovvero un’infiammazione acuta della gengiva (gengivite) che circonda il dente in fase di eruzione.

La pericoronite è una condizione recidivante (si può ripresentare in tempi variabili).

Cause

La principale causa della pericoronite sta nel fatto che i denti del giudizio spesso non trovano il loro spazio eruttivo, rimanendo inclusi o coperti parzialmente dalla gengiva. In questo caso, la gengiva intorno al dente non crea un vero sigillo, quindi viene a crearsi un vero e proprio spazio tra questa e il dente: vi si accumulano placca, batteri e residui alimentari, responsabili dell’infiammazione dei tessuti gengivali.

Dente Giudizio

Segni e sintomi

La pericoronite si verifica più frequentemente, ma non esclusivamente, nei denti del giudizio dell’arcata inferiore. Si tratta di un’infiammazione dei tessuti molli circostanti, per cui la gengiva appare rossa, gonfia, dolente e può sanguinare anche spontaneamente. Il paziente fa fatica a masticare. Spesso il dolore si irradia a tutta la zona angolare della mandibola, ai denti adiacenti e anche ai denti dell’arcata opposta. Non è infrequente che il paziente riferisca fastidio anche alla zona dell’orecchio.

Come intervenire?

Se non si ha modo di recarsi dal proprio dentista e si verificano questi segni e/o sintomi, la prima cosa da fare è cercare di disinfettare il più possibile la zona interessata. Consigliamo:

  • risciacqui con acqua tiepida e sale più volte al giorno, anche ogni ora;
  • risciacqui di 1 minuto con collutorio puro a base di clorexidina 0.20% tre volte al giorno;
  • antidolorifico e/o antinfiammatorio;
  • pulizia delicata della zona con spazzolino monociuffo morbido.

La soluzione migliore alla pericoronite, onde evitare che si ripresenti, è l’estrazione del dente.

Quando e perché è necessario estrarre un dente del giudizio?


I denti del giudizio richiedono estrazione quando:

  • risultano erotti parzialmente e/o in posizione non corretta (disodontiasi), per scongiurare la pericoronite;
  • causano parodontite;
  • sono cariati;
  • a causa del loro mal posizionamento, causano problematiche di tipo carioso o parodontale al dente adiacente.

 

Come si valuta l’estrazione di un dente del giudizio?

Il corretto esame clinico deve essere coadiuvato da un’appropriata valutazione radiologica.

La radiografia d’elezione è la ortopantomografia (anche detta opt, panoramica dentale o ortopanoramica), necessaria per valutare la posizione dei terzi molari rispetto ai denti adiacenti e il loro rapporto con le strutture nobili circostanti. I denti del giudizio superiori possono entrare in rapporto con il seno mascellare (una cavità piena d’aria che fa parte del complesso dei seni paranasali, che si trovano nella struttura cranica), mentre quelli inferiori possono avere rapporti con il nervo alveolare inferiore (derivazione del nervo mandibolare, terzo ramo principale del nervo trigemino, il V nervo cranico).

Nel caso in cui il rapporto tra i terzi molari e le strutture nobili circostanti dovesse essere intimo, è consigliato fare una TAC (tomografia assiale computerizzata) per poter fare una valutazione molto più precisa dei rapporti tra il dente in questione e le strutture circostanti. Ciononostante, se il dente deve essere estratto, l’approccio chirurgico non cambia: sta alla sensibilità manuale del chirurgo praticare l’estrazione più delicatamente possibile, per non provocare possibili lesioni che, nella stra grande maggioranza dei casi, sarebbero comunque temporanee.

L’estrazione avviene in ambulatorio in anestesia locale, previa corretta profilassi farmacologica, per limitare al meglio possibili fastidi post operatori. Il decorso post operatorio risulta essere decisamente poco fastidioso grazie alle indicazioni che sempre forniamo ai nostri pazienti, come per ogni intervento chirurgico.